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cartolina dall'Uruguay
E' quasi mezzanotte e le strade sono ancora piene di un fiume di gente che festeggia la vittoria del nuovo Presidente. Un sacco di giovani e giovanissimi, che sfilano con le bandiere del Fronte di sinistra rosse bianche e blu, clacson spiegati e tamburi trombe e fuochi e petardi per festeggiare un ex tupamaro di 74 anni.
Il suo viso aperto, simpatico e sorridente da vecchio nonno, sorride dai manifesti e la sua voce roca calda e sincera comunica tutta l'emozione di un giorno storico per il piu' piccolo Paese del Sudamerica. Ascoltiamo il suo primo discorso da neoeletto sull'auto che ci riporta a Montevideo dopo un giro per i 150 chilometri di spiagge fino alla Punta dell'Este. E non sono parole di rito come quelle che lo hanno appena preceduto dell'ex Presidente. Pepe parla al cuore e all'anima della sua gente e capisci come questo vecchio leone che gioca a fare il contadino, che ha combattuto per tredici anni la dittatura militare negli anni Sessanta subendo carcere e torture, sia un caso unico nel panorama contemporaneo.
Di lui avevo letto un bell'articolo-intervista su Internazionale tempo fa, e non avrei mai pensato di trovarmi nella capitale di questo bellissimo Paese proprio nel giorno del voto che sancise la sua elezione. Sul traghetto che ieri in due ore ci ha portato da Buenos Aires a Montevideo, gli uruguagi che tornavano in patria per il voto sventolavano le bandiere del Fronte e lanciavano i loro slogan e canti. Pensavamo ci fosse Argentina-Uruguay visto il clima festoso, certo non immaginavamo un simile entusiasmo per un'elezione.
C'e' ancora qualche scroscio di pioggia sulle strade di Montevideo, ma i clacson non smettono di suonare e le voci cantano cori festosi. Evviva l'Uruguay, evviva Pepe Montija e la speranza e la gioia che ha saputo infondere nei cuori dei giovani di questo Paese. Sentimenti di cui abbiamo anche noi disperatamente bisogno.
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